Carbon neutrality: la sfida da vincere

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A un mese dalla discussa COP26 di Glasgow, l’unica strada possibile da percorrere per mitigare i cambiamenti climatici è solo una: il raggiungimento della carbon neutrality.

Secondo i dati raccolti dall’IPCC nella prima parte del Report “Climate Change 2021: The Physical Science”, la temperatura media globale del Pianeta è stata, per il solo decennio 2011-2020, di 1,09° C superiore rispetto al cinquantennio del 1850-1900. Per Antònio Guterres, segretario generale dell’ONU, il Report “è un codice rosso per l’umanità”: bisogna che le economie mondiali si uniscano e investano in soluzioni che puntino sulla costruzione di un’economia carbon neutral. Le aziende sono fondamentali per l’avvio di questo percorso di sostenibilità ma come possono farlo? Quali sono i vantaggi nel diventare una carbon neutral company?

Cosa intendiamo con Carbon neutrality?

L’IPCC definisce la carbon neutrality come un processo che prevede il bilanciamento, in un determinato periodo, tra le emissioni antropogeniche di CO2 prodotte e quelle riassorbite. . Definita anche come Net zero CO2 emissions, è l’obiettivo finale a cui governi e aziende devono tendere per ridurre il proprio impatto ambientale, salvaguardare il Pianeta e il futuro delle prossime generazioni. Quindi, un’azienda può definirsi carbon neutral quando riesce a bilanciare le emissioni di anidride carbonica all’interno del proprio processo produttivo.

I vantaggi che le aziende possono trarre iniziando questo percorso verso la carbon neutrality sono diversi: puntano, tutti, verso l’incremento della competitività. Questo perché la sostenibilità è anche economica ed è un driver per la crescita delle aziende soprattutto in momenti di crisi. Da un lato, infatti, abbiamo clienti e stakeholder che chiedono un impegno concreto al mondo delle imprese. Dall’altro ci sono i finanziatori che vedono nei valori ESG una garanzia di investimento grazie ai meccanismi di gestione e controllo dei fattori di rischio economico che innescano.

In questo scenario di crisi climatica e complessità socioeconomica si innestano le nuove politiche internazionali volte a sostenere e ad incentivare un modello economico sostenibile. A partire dalla COP21 e con l’adozione dell’Accordo di Parigi sul Clima, diverse sono state le iniziative in favore della sostenibilità promosse da un numero crescente di nazioni e imprese. Oltre all’Agenda ONU 2030 che ha coinvolto i governi di 193 Paesi, nell’ultimo anno abbiamo visto la formalizzazione dell’impegno dell’Europa con la sottoscrizione del Green Deal col quale si sottolinea la necessità di adottare un approccio olistico in cui tutte le azioni e le politiche dell’UE contribuiscano agli obiettivi previsti.

Obiettivo del piano europeo: il raggiungimento della carbon neutrality entro il 2050.

A sostegno, una serie di iniziative economiche riguardanti vari settori d’intervento tutti fortemente interconnessi tra loro: clima, ambiente, energia, trasporti, industria, agricoltura e finanza sostenibile. A monte, l’idea di una partecipazione corale da parte di tutti i governi, volta a garantire il successo dell’azione.

Utopia o realtà?

Sicuramente il viaggio verso la carbon neutrality è lungo e impegnativo: tanti sono gli interventi strutturali e di sistema richiesti. L’intero paradigma del take-make-waste va accantonato in favore di un modello economico circolare che metta al centro la sostenibilità. Però, questa è la strada giusta. È tempo di correre e agire. Le imprese sono chiamate a fare la loro parte perché è chiaro a tutti che non può esserci business senza la sostenibilità.