Nuova direttiva UE per l’efficienza energetica degli edifici

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Il 15 dicembre 2021, l’UE ha presentato la revisione della direttiva per l’efficienza energetica degli edifici. Il piano prevede la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, esistente e futuro, di ogni Paese membro.

La Commissione europea ha presentato le sue proposte di revisione della direttiva per l’efficienza energetica degli edifici (EPBD). Inserita nel pacchetto Fit for 55 per l’attuazione del Green Deal e della Legge sul Clima, la direttiva è stata rivista per dare un impianto normativo a supporto delle attività di decarbonizzazione di ogni Paese membro.

Cosa prevede la direttiva

Si stima che, in Europa, gli immobili siano il primo consumatore di energia raggiungendo la soglia del 40% con un tasso d’immissione inquinante in atmosfera pari a, circa, il 36%. Per questo, la Commissione europea ha deciso di intervenire per favorire, a livello normativo, la riqualificazione energetica degli edifici. Secondo le nuove proposte UE, a partire dal 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero. Per l’edilizia pubblica, il termine è al 2027. Diverso è il caso degli edifici residenziali preesistenti: entro il 2030 dovranno passare in classe energetica F per poi passare alla E entro il 2033. Secondo Bruxelles, è necessario riqualificare il 15% del parco immobiliare meno efficiente di ciascun Stato membro.

APE e passaporto di ristrutturazione

L’intento delle modifiche alla EPB è finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione previsti dal Green Deal. Gli edifici dovranno consumare poca energia, essere alimentati da fonti rinnovabili e non dovranno rilasciare emissioni di CO2 in loco da combustibili fossili.

Tutti gli edifici dovranno possedere un Attestato di Prestazione Energetica (APE) che ne indichi il potenziale di riscaldamento globale basato sulle emissioni del loro intero ciclo vita. L’obbligo di disporre di un APE è esteso a tutti gli edifici che portano avanti delle ristrutturazioni importanti, a quelli per cui si rinnovano i contratti di locazione e a quelli pubblici. Anche gli immobili messi in vendita o in affitto dovranno possedere l’attestato e la classe energetica dovrà essere visibile nell’annuncio (una pratica già adottata in Italia). Entro il 2025, tutti gli APE dovranno basarsi su una scala che va da A a G.

In più, è prevista l’introduzione del passaporto di ristrutturazione: lo strumento aiuterà i proprietari degli immobili a pianificare e tenere traccia degli interventi di riqualificazione energetica adottati con l’obiettivo di raggiungere le zero emissioni.

Non sono previste sanzioni

Le revisioni alla direttiva non prevedono sanzioni. Gli articoli 9 e 31 demandano ad ogni singolo Stato membro la facoltà di decidere su un possibile sistema sanzionatorio da applicare. Ad esempio, in Francia, già prima dell’intervento della Commissione europea, è stata adottata una legge per cui, per le abitazioni più energivore, i proprietari non potranno aumentare gli affitti nel 2022 mentre, dal 2025, non potranno più affittarle.

Approvazione dal CESE

Via libera anche dal Comitato economico e sociale europeo (CESE). L’organismo nato per coinvolgere gli stakeholder economici e sociali nella creazione di un mercato europeo comune, ha approvato le modifiche alla EPBD.  Il riconoscimento del comparto edile come asset strategico importante per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione incontra il favore di tutti i principali portatori di interesse.

Svolta green per l’Unione europea e per l’Italia

Così come sono state costruite, le modifiche alla EPBD possono essere un volano per la svolta green dell’Unione europea e dell’Italia. Con il Superbonus 110%, il nostro Paese ha anticipato i tempi ponendosi come precursore di un sistema di incentivi per la riqualificazione energetica del parco immobiliare. Un meccanismo che sta tuttora dando esiti positivi sia dal punto di vista ambientale che economico.

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