Smart building per l’efficienza energetica e la sostenibilità

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Cresce l’attenzione sugli smart building, gli edifici intelligenti progettati per rendere più sostenibile la nostra vita quotidiana. Da un lato, l’ottimizzazione dei consumi energetici e il risparmio in bolletta. Dall’altro, il miglioramento del comfort abitativo. A margine della crisi energetica, la sostenibilità ambientale diventa un’esigenza individuale perché direttamente connessa al benessere, fisico ed economico, dei cittadini.

Il cambiamento climatico in corso

Da ormai 30 anni, le emissioni di CO2 sono in costante aumento. Secondo i dati IEA, nel 2021 hanno raggiunto i livelli più alti di sempre con un forte aumento della temperatura media globale. Il 2022 ha confermato questo preoccupante andamento. In Italia, è stato l’anno più caldo di sempre con periodi di siccità alternati ad eventi metereologici estremi con un impatto devastante sui territori. Un fenomeno che si sta ripetendo anche quest’anno come ci ricorda il recente alluvione in Emilia-Romagna.

Emissioni di CO2: l’impatto degli edifici

I dati sulle emissioni di CO2 ci dicono una cosa: urge intervenire. Diminuire le emissioni climalteranti e favorire la transizione energetica è una necessità. In Italia, gli edifici sono responsabili del 18% delle emissioni dirette di CO2: un impatto significativo dal punto di vista ambientale. In Europa, lo scenario è simile.

Per questo, di recente, l’UE ha modificato la direttiva EPBD fissando degli obiettivi più stringenti in termini di riduzione delle emissioni. La riqualificazione energetica degli edifici è una priorità nazionale ed europea. Migliorarne l’efficienza significa ridurne l’impatto ambientale con benefici per tutti. Non solo: puntare sugli smart building significa ridurre i dei costi in bolletta migliorando, contemporaneamente, il comfort abitativo. Benessere ed economia: una soluzione win to win per tutti i soggetti coinvolti. In primis, cittadini e Pianeta.

Smart building per la decarbonizzazione

Edifici più efficienti grazie a tecnologie interconnesse per la riduzione dei consumi, energetici e idrici. Gli smart building affrontano il problema della riduzione delle emissioni di CO2 in modo olistico. Non solo cappotto termico, LED e pompe di calore: quello a cui si punta è l’implementazione delle tecnologie di domotica per il controllo dei consumi e del benessere abitativo. Un approccio che, secondo lo studio di The European House – Ambrosetti potrebbe ridurre del 24% i consumi energetici annui e del 28% le emissioni di CO2 del comparto edilizio. Un risultato significativo visti gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050. In più, considerando l’edificio come spazio in cui vivere, si pone l’accento sul benessere dell’individuo promuovendo tecnologie che monitorano anche la salubrità dell’aria e il comfort illuminotecnico.

Le ricadute economiche e sociali degli smart building

Sempre secondo lo studio Ambrosetti, basato su dati Istat, l’implementazione di modelli di smart building avrà delle ricadute positive sull’economia del Paese. Oltre al risparmio in bolletta, pari al 22% delle bollette delle famiglie italiane, è rilevante l’impatto in termini occupazionali. Considerata la filiera coinvolta e l’alta specializzazione, in questo settore, delle imprese italiane, è stato calcolato che il moltiplicatore occupazionale sarà pari a 2,78. Allo stesso tempo, anche il moltiplicatore economico vedrà un incremento pari a 2,87. Questo significa che ogni 100 euro investiti nella filiera estesa dello smart building in Italia, se ne generano 187 nella filiera allargata.

L’integrazione di tecnologie intelligenti per la gestione degli edifici contribuisce alla creazione della Società 5.0. Questo modello di società, teorizzato dalla professoressa Yuko Harayama, pone al centro il benessere del cittadino declinato in tutte le sue dimensioni. L’obiettivo è la creazione di una società umano-centrica grazie a cui risolvere i conflitti sociali in un’ottica di equità e giustizia. Uno dei principi cardine dello sviluppo sostenibile che tutti noi vogliamo raggiungere.