Case green: cosa prevede la direttiva EPBD dell’UE?

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Il 9 febbraio 2023, la Commissione Industria Ricerca ed Energia del Parlamento europeo ha approvato la revisione del testo della Direttiva EPBD per l’efficientamento energetico del parco immobiliare nell’UE.

Inserita nel pacchetto Fit for 55 per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030, la direttiva è stata riformulata per fissare dei nuovi criteri normativi volti a favorire le attività di decarbonizzazione degli stati membri. Partendo dall’assunto che gli edifici, da soli, cubano il 40% del consumo energetico e il 36% delle emissioni di gas nocivi, ridefinire degli obiettivi di sostenibilità ambientale degli edifici era una priorità che l’Unione europea non poteva sottolineare. Soprattutto considerato che il Green Deal prevede il raggiungimento, entro il 2050, della net-zero emission.

Case green e classi energetiche: facciamo chiarezza

L’impianto normativo si basa sull’identificazione e valutazione delle classi energetiche degli edifici residenziali e pubblici siano essi esistenti o in fase di realizzazione. In linea di massima, secondo il nuovo testo approvato, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero entro il 2028. Diversa è la situazione per quelli esistenti, che siano residenziali o no. Nel primo caso, è necessario raggiungere, entro il 2030, la classe energetica E e, a seguire, la classe D entro il 2033. Diverso è il caso degli edifici non residenziali esistenti. Nel loro caso, si ragionerà nei termini di energia primaria consumata. L’obiettivo è di ridurre, rispetto al consumo energetico al 1° gennaio 2020, di almeno il 15% il consumo di energia primaria entro il 2030 portandolo al 25% entro il 2034. Due parametri normativi che mirano a favorire la riqualificazione del 15% degli edifici meno efficienti di ciascun Stato membro. Saranno esclusi gli edifici storici e di pregio, quelli di culto, le seconde case usate per meno di 4 mesi all’anno oltre agli immobili con superficie inferiore ai 50 mq.

Un aspetto importante è dato dal significato di classe energetica: ogni Paese ha dei suoi criteri di valutazione e assegnazione della scala di valori. Il testo punta a unificare il modello di valutazione ponendo dei criteri univoci per tutti i Paesi membri. La nuova scala andrà dalla A alla G. 

Energia solare per i nuovi edifici

Per favorire modelli di generazione dell’energia elettrica più sostenibili accelerando il percorso verso la transizione energetica, l’Unione europea ha inserito, nella revisione della direttiva, l’installazione di impianti solari sugli edifici di nuova realizzazione secondo diverse scadenze temporali. Una prospettiva che favorirà un modello di produzione energetica in linea con le aspettative di sostenibilità e di indipendenza energetica necessarie per lo sviluppo socioeconomico dei Paesi europei.

Il caso italiano

Le tempistiche di miglioramento delle classi energetiche sono abbastanza stringenti. In linea di massima, in 10 anni il parco immobiliare più vetusto deve fare un salto qualitativo di ben due classi energetiche. Una prospettiva che preoccupa Confedilizia e Ance: entrambe le associazioni concordano nel ritenerlo un obiettivo difficilmente raggiungibile se rapportato alla situazione italiana. Le rilevazioni partono da un assunto oggettivo: si è stimato un tempo di 630 anni necessari per raggiungere solo «il primo step», mentre ne servirebbero 3.800 per il secondo. Al netto di queste osservazioni, bisogna ricordare che ogni Stato ha la libertà di decidere come applicare le indicazioni europee alla luce di valutazioni oggettive come disponibilità di manodopera e materie prime, definizione del miglior obiettivo di prestazione energetica raggiungibile, utilizzo di risorse economiche per favorire la diffusione del nuovo modello di green building.

Case green: una prospettiva di sostenibilità per tutti

Nonostante i dubbi e le perplessità naturali sull’applicazione di un nuovo impianto normativo, resta un punto fermo: migliorare l’efficienza energetica, in tutti i settori, è fondamentale per ridurre le emissioni di gas nocive. Non solo: è la strada giusta verso l’indipendenza energetica e la riduzione dei costi energetici. Prevedere dei meccanismi che ne facilitino l’implementazione, non può che produrre risultati positivi a beneficio della collettività.

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